Le cose che ho fatto
(tra il 2017 e il 2022)
MEMORIALE
Il motivo per cui, passati i cinquanta, avevo deciso di annotarmi i titoli dei libri che vengo leggendo e deciso di metterli sul sito va cercato non solo nella comodità di poterli agevolmente reperire (ovunque io mi trovi, munito di un cellulare) ma anche nel piacere di poterli condividere.
Credo che il piacere di condividere cose personali sia il motore principale della scelta che tanti fanno di essere attivi dei social, che per dirla in termini più brutali si riduce al piacere di esibirsi.
Per quanto io soffra sicuramente di analoga patologia – quella che Gianrico Carofiglio definisce, nel romanzo L’orizzonte della notte, “il desiderio infantile di fare bella figura, di essere ammirato” – non mi va di sbattere in faccia a centinaia di presunti amici un resoconto delle mie attività o dei miei pensieri.
Ma nello stesso tempo mi va di serbarne memoria da qualche parte, e questo sito potrebbe rispondere a quell’esigenza: non lo impongo a nessuno, bisogna cercarlo, essere in qualche modo incuriositi dalla mia persona.
In occasione del mio settantesimo compleanno avevo condiviso una lettera con alcuni amici nella quale facevo delle considerazioni personali su me stesso (che risparmio alla moltitudine) e riportato alcuni link di episodi, prevalentemente professionali, che avevano caratterizzato gli ultimi 5 anni della mia vita: si tratta, quindi, sempre di eventi della mia vecchiaia.
Li trascrivo qui, come fosse un quaderno di appunti o, come il titolo suggerisce, un Memoriale, da intendersi più nel significato di “Sommario dedicato all’esposizione di fatti e considerazioni su questioni redatto a giustificazione del proprio operato” che di quello di “Raccolta di memorie relative alla vita e all’attività di un personaggio illustre (!?).”
Mi riservo, se avrò tempo e voglia, di integrarlo. Per ora mi limito a richiamare le cinque piccole imprese che hanno prodotto cinque piccoli risultati nei cinque anni che vanno dai 65 ai 70, a riprova che anche “da vecchi” si può ancora combinare qualcosa degna di nota: esse sono solo in piccola parte prodotto del mio talento, dipendendo prevalentemente da circostanze occasionali o casuali (o, per chi ci crede, dalla Fortuna).
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Piazza San Giovanni è la piazza più grande di Roma, per cui solo in occasioni particolari le forze politiche e sindacali si azzardano a convocare lì una manifestazione, che rischia sempre apparire, dalle immagini della manifestazione stessa, scarsamente partecipata. Per un politico, o comunque per una persona che tiene al suo ruolo pubblico, parlare dal palco di San Giovanni è un’occasione rara.
In occasione di una manifestazione promossa dalla CGIL nel giugno 2017 contro i nuovi voucher introdotti dal Jobs Act, l’allora segretaria generale Susanna Camusso aveva proposto a Mario Fezzi di intervenire (volevano un avvocato/a esperto/a di diritto del lavoro) e lui, chissà perché, ha fatto il mio nome.
https://www.studiolegaleassociato.it/intervento-in-piazza-san-giovanni-del-17-giugno-2017/
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Come associazione Comma2 – Lavoro è dignità ( www.comma2.it.) – di cui sono diventato presidente nel 2017 sempre grazie a Mario che mi ha sponsorizzato, e lo sono restato per i primi tre mandati (scadrò, definitivamente, nel 2027) avevamo suggerito, a tutti gli avvocati che ne fanno parte, una formula per sollevare, nelle loro cause, l’eccezione di costituzionalità di una norma del codice di procedura civile (articolo 92), in forza del quale tanti lavoratori venivano condannati a pagare le spese legali delle cause che perdevano (e quindi erano indotti a non provarci nemmeno…). Era stata sollevata anche in una causa del nostro Studio a Parma, e la giudice l’ha accolta, predisponendo una bella ordinanza che si è andata ad affiancare ad altra del tribunale di Torino. Ho quindi partecipato, insieme con Enzo Martino e Amos Andreoni per la CGIL, all’udienza del 7 marzo 2018 davanti alla Corte Costituzionale che ha – parzialmente – abrogato quell’articolo, per cui non mentirei troppo dicendo di aver contribuito a modificare il codice di procedura civile…
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Durante il governo Conte2 la nostra associazione Comma2 è stata più volte consultata rispetto a progetti di legge in cantiere. In occasione della conversione in legge del decreto dignità (su contratti a termine e lavoro precario) avevamo saputo che c’era la disponibilità della ministra Catalfo a introdurre modifiche più favorevoli ai lavoratori. È stato quindi con consapevole ottimismo che all’audizione al Senato il 1 ottobre 2019 ho illustrato i suggerimenti di Comma2 per dare maggiore tutela ai lavoratori coordinati e continuativi non subordinati (in particolare i lavoratori delle piattaforme digitali, cioè i rider). Molti di quei consigli sono stati accolti nella legge di conversione 2 novembre 2019 n. 128.
https://www.studiolegaleassociato.it/tutela-del-lavoro-audizione-al-senato-dellassociazione-comma-2/
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Quella che sto per raccontare è il frutto di una serie di coincidenze che hanno suscitato la curiosità di giornalisti, che ne hanno poi parlato.
Un avvocato di Roma, Filippo Aiello, aveva ottenuto dal tribunale del lavoro della sua città una remissione alla Corte costituzionale di una antica questione, relativa al diverso trattamento che ricevono, in caso di licenziamento ingiustificato, i dipendenti di datori di lavoro con più o meno di 15 dipendenti. La stessa Corte nel secolo scorso si era già pronunciata più volte respingendo le eccezioni di incostituzionalità, ma in un contesto storico ed economico profondamente diverso dall’attuale. Sia la CGIL che Comma2 avevano depositato delle osservazioni autorizzate. Dal momento che la procedura non prevede un intervento dei difensori alla discussione in aula, Aiello aveva generosamente “messo in mandato” me ed Amos Andreoni, anche se all’udienza avrebbe potuto avere la parola solo uno di noi due (e quindi, prioritariamente, al professore che rappresentava la CGIL).
Si verificano poi due circostanze: la prima è che Amos ci riferisce di dover subire un intervento agli occhi che non gli consente di partecipare; la seconda è che poco prima dell’udienza assisto ad uno spettacolo di Paolini che, leggendo brani da un saggio intitolato I gigacapitalisti, mi fornisce spunti per la discussione. Morale: all’udienza del 7 giugno 2022, dopo Aiello, faccio un piccolo show citando il saggio (in particolare il numero dei dipendenti che aveva Instagram quando nel 2012 è stata acquistata per un miliardo di dollari da Facebook: 13!) e la Corte, nella sentenza depositata il 22 luglio, scrive: “il numero dei dipendenti (…) non rispecchia di per sé l’effettiva forza economica del datore di lavoro….” Anzi, “al contenuto numero di occupati possono fare riscontro cospicui investimenti in capitali e un consistente volume di affari.”
Nonostante questa osservazione (ed altre, riprese dalle nostre difese) la Corte non accoglie l’eccezione di costituzionalità dicendo che è compito del legislatore mutare la disciplina, ma lo ammonisce a farlo rapidamente, altrimenti alla prossima occasione ci penserà lei!
https://www.articolo21.org/2022/08/il-giuslavorista-e-la-corte-costituzionale-che-cazzeccano/
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Last but not least posso dire di aver coronato la mia carriera con una sentenza della Cassazione davvero importante per tanti lavoratori. Il tema riguarda la decorrenza della prescrizione per i crediti di lavoro: se hai lasciato passare troppo tempo (per quel tipo di crediti, cinque anni) senza aver avanzato nessuna richiesta, non puoi più farlo. Saltando qualche passaggio tecnico posso dire che la Corte costituzionale aveva stabilito che se il rapporto di lavoro non è “stabile” (come nel pubblico impiego, o dove trova applicazione l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori) la prescrizione non decorre in costanza di rapporto di lavoro (iniziando a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto).
Dopo le modifiche all’articolo 18 da parte della legge Fornero nel 2012 molti giudici si sono posti il problema se la regola della non decorrenza fosse ancora valida. La Corte d’appello di Brescia nel 2019 aveva deciso di no, la CGIL di quella città aveva chiesto a me di ricorrere in cassazione ed io mi ero agganciato, come al solito, a Bruno Cossu (senza però delegare tutto a lui, come per tante altre cause: la questione era troppo importante). Così importante che, in vista dell’udienza in cui avrebbero dovuto essere concentrate alcune cause sul tema, nel gennaio 2022, la struttura di formazione decentrata della Corte di cassazione aveva organizzato un seminario on line con quattro luminari dell’accademia.
Con sentenza depositata il 6 settembre 2022 la Corte ha miracolosamente accolto il nostro ricorso, e grazie ad essa tutti i lavoratori di aziende private che occupano più di 15 dipendenti potranno oggi rivendicare crediti risalenti fino al 2007 (cinque anni prima dell’entrata in vigore della legge Fornero), purché lo facciano entro cinque anni dal licenziamento o dalle dimissioni.